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Alessandro Peroni Sito di studi illuministici, rivoluzionari e romantici |
Nel Saggio sull'origine delle lingue (pubblicato postumo), Rousseau ricostruì la storia del linguaggio dell'uomo, il cui scopo primitivo era l'espressione del sentimento. Proprio per questo, la lingua dei primi uomini era intrinsecamente musicale. In seguito, la civiltà obbligò le lingue ad una maggiore chiarezza: si svilupparono la grammatica e la logica, ma andò perduta l'espressione.
Il linguaggio, la musica raggiunsero il loro apice nella Grecia omerica, vagheggiata da Rousseau come una sorta di perduta Utopia delle lingue, mentre le tappe della loro decadenza iniziarono con la sofistica e proseguirono con le invasioni barbariche. La musica moderna non rappresenta che il pallido ricordo di quella prodigiosa dei Greci (qualcosa di quest'ultima - forse - sopravvive nella melodia italiana), mentre la parola ha perso completamente la capacità di esprimere pubblicamente le passioni, specchio - questo - di una realtà politica e sociale che vieta all'uomo di parlare ai popoli nelle piazze, ma che lo costringe alle chiacchiere sommesse dei salotti.
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